09/11/2010 DOPING - Libro autobiografico di Bjarne Riis: "ai miei tempi ci dopavamo tutti".

Il danese Bjarne Riis, vincitore del Tour del 1996 e attualmente manager della Saxo Bank ha confessato in una autobiografia che ha fatto ricorso al doping fin dagli inizi della sua carriera e che quella ai suoi tempi era una pratica generalizzata. Nel libro, che esce in questi giorni, l’ex “mister 60%” (questo il suo soprannome nel plotone per via dell’ematocrito stratosferico che raggiungeva con il doping), fa addirittura conti precisi della spesa. In una decina d’anni di carriera ha speso tra mezzo milione e un milione di corone (fra 67.000 e 134.000 euro). Il doping, spiega Riis in una intervista al quotidiano “Politiken” che illustra il suo libro, faceva parte della cultura sportiva dell’epoca: “Se volevi essere competitivo con gli altri e avere i migliori contratti non c’era alternativa. Tutti sapevano che non c’era soluzione diversa. Per questo nessuno si vergognava e nessuno aveva sentimenti di colpa”. Un doping dunque, considerato parte integrante della vita del ciclista. Per generazioni di ciclisti. Nessuno, secondo Riis, obbligava i corridori a doparsi, ma tutti o quasi ritenevano queste pratiche normali. “Si sapeva nell’ambiente che fossero tutti dopati - sottolinea l’ex corridore nell’intervista a Lars Steen Pedersen (il giornalista di Politiken con cui ha scritto il libro) – tutti sapevano tutto. Io conservavo l’epo nel frigorifero di casa, mila moglie di allora sapeva tutto”. L’ex corridore non fa nomi, ma racconta a pieno la sua esperienza personale. Racconta di come in quel fatidico 1998, quando i gendarmi francesi si avvicinavano al suo albergo per perquisire, fu costretto a gettare le fialette di epo nel bagno per non essere scoperto. Oppure della durezza dell’ambiente. Come quando, durante la Vuelta di Spagna 1987 sospettò di essere stato intossicato di proposito da qualcuno vicino alla sua squadra perché era l’unico corridore rimasto in gara e tutti volevano tornare a casa. Fra tanta desolazione Riis esprime una incrollabile fiducia sul fatto che Contador sarà assolto dai sospetti di doping “Perché è innocente. Credo che sia un corridore pulito per questo credo alle sue tesi difensive. E’ tornato ad allenarsi anche se la vicenda lo ha molto colpito”.

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