Le dichiarazioni dei genitori di Bani confermano la necessità di "VIGILARE".


Salve, sono Alessandro Guiotto, il 6 gennaio 2010 su questo Blog ho pubblicato un post titolato: "Un video che fa riflettere i genitori di ragazzi che fanno sport a livello agonistico".
Ebbene, la necessità di "VIGILARE" da parte dei genitori di ragazzi agonisti è confermata dall'intervista  di ieri (15 gennaio 2010) al padre di Eugenio Bani all'uscita dalla Procura di Roma. Ecco l'intervista.

15 gennaio - BANI CONFERMA TUTTO A TORRI: "MI HANNO LASCIATO SOLO"
ROMA - Tre ore di colloquio e alla fine un timido sorriso. Per Eugenio Bani, il diciannovenne salito alla ribalta per la positività alla gonadotropina corionica (un ormone femminile che stimola la produzione endogena di testosterone) da lui stesso attribuita alle tante, troppe pratiche farmacologiche fatte dalla sua ex squadra, si accende adesso la speranza che qualcosa possa cambiare. E che la squalifica di 21 messi possa in qualche modo essere ridotta. Stavolta anche dagli ambiente del Foro Italico emerge la soddisfazione per aver ottenuto una collaborazione incisiva e fattiva. "E' un momento difficilissimo - hanno spiegato i genitori all'uscita dal colloquio con il capo della Procura Ettore Torri - Eugenio ce li ha tutti contro: federazione, squadra, compagni. Perfino su Facebook gli amici si sono tutti dileguati. Qualcuno lo ha pure minacciato di querela".
Ma Eugenio non si è tirato indietro: ha raccontato con coraggio (e chi conosce l'ambiente sa quanto ce ne vuole per rompere con certi ambienti...) fatti e circostanze. Ha fatto nomi e cognomi. Ora si dovrà procedere agli indispensabili riscontri, ma una cosa è certa: il caso non si chiuderà con la semplice (ed inevitabile) squalifica del corridore. Torri, il capo della Procura Coni, vuole andare a fondo e se non lo ha fatto finora è stato solo perché la vicenda è anche all'attenzione della magistratura e sono in corso indagini dei Nas. Ma ora le ulteriori precisazioni di Bani aprono nuovi sviluppi. Per chiudere il cerchio sarà indispensabile sentire di nuovo in maniera approfondita i dirigenti della Ambra Cavallini Vangi, la ex squadra di Bani, formazione chiamata in causa come responsabile del doping dallo stesso corridore e che adesso anche gli sponsor vogliono abbandonare per gli ovvi riflessi negativi della storia. E sentire anche i compagni di Bani. Inoltre ci sono da indagare gli episodi di malore accusati, sempre secondo il giovane ciclista da un compagno. "Non sappiamo il perché preciso - ha spiegato Fabrizio, il padre di Eugenio - ma il fatto che si siano ripetuti deve far riflettere".
C'è l'uso ossessivo di prodotti leciti (vitamine, acido folico, integratori, ecc.). Tutti giustificati da precise patologie? E' da verificare. E c'è da verificare la pesante ipotesi se non proprio di doping, quanto meno di un "trattamento" farmacologico eccessivo e generalizzato a tutti o quasi gli elementi della squadra: "Eugenio - spiega il padre - forse era messo più sotto pressione perché ritenuto uno degli atleti di punta, ma la pratica riguardava anche gli altri".

Ne emerge un quadro davvero inquietante, di uno sport che anche ai primi livelli giovanili già si appoggia in modo esagerato alla farmacia cerando i logici presupposti (psicologici e pratici) perché dall'aiutino consentito si passi rapidamente all'aiutone vietato.
Un'abitudine perniciosa. Oltretutto alcune sostanze, come il ferro usato e abusato, i folati, amminoacidi ramificati e altro sono impiegate spesso come "corroboranti" o "integratori" in presenza di vere e proprie "cure" dopanti. Lo confermano gli esperti.

Bani ha cominciato a correre all'età di 11 anni e in 5 stagioni ha conquistato ben 56 vittorie. Era con una formazione, il GS Monte Pisano che è considerata uno dei migliori e più limpidi vivai toscani. Nel suo ambiente dicono che non aveva mai sentito neppure parlare di medicine finché non è sbarcato nell'Ambra Cavallini Vangi. Di lì sarebbe cominciata una "rivoluzione" che però nessuno ha contestato finché non è scoppiato il caso di positività. Appare difficile credere che in due anni di autentico tourbillon farmaceutico con iniezioni, pasticche, endovene da fare quasi ogni giorno al solo scopo di accelerare il recupero e migliorare la prestazione, nessuno si sia mai accorto di nulla. "I dubbi ci erano venuti - si giustifica il padre Fabrizio - io, come altri genitori siamo stati ingenuamente a guardare. Ma sospetti e dubbi li abbiamo avuti eccome. Abbiamo sbagliato a non aprire gli occhi prima e questo lo vogliamo dire anche agli altri genitori: bisogna essere più vigili e attenti. Noi abbiamo sbagliato, ingenuamente, lo ripeto".

Ci vorrà del tempo per capire come andrà a finire. Infatti la Procura Coni è attesa ad un autentico tour de force nei prossimi giorni con i casi dei medici della Juventus (per la vicenda Cannavaro-cortisone), dell'ex argento di Pechino, Davide Rebellin, positivo al Cera e dell'ex azzurro Di Luca, anche lui positivo al Cera al Giro 2009. Ma il tempo, come si sa, è sempre galantuomo.

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